giovedì 7 novembre 2013

[ Space Quest 8 ] Nuova Energia 1

Arden, Mekx e gli alti ufficiali olografici erano seduti attorno al lungo tavolo composto da sette lati. Sette perché i progettatori della Seeker prevedevano una tale quantità di membri d'alto rango tra l'equipaggio.
Ora però, nonostante il personale fosse generato dal computer, i posti occupati erano cinque. Bisognava risparmiare energia e gli ologrammi ne consumavano molta.
   « La prima parte del piano è stato un successo... più o meno. Abbiamo il loro modulo di teletrasporto, ma abbiamo anche i Nebrikt alle calcagna » disse il capitano dando il via alla riunione.
   « Abbiamo il modulo, ma non l'energia per farlo funzionare. Anche se fossimo ai livelli massimi con un singolo utilizzo rimarremmo senza. » spiegò l'ingegnere capo.
   « Dobbiamo potenziare i generatori autonomi. »
   « Dobbiamo prima farli funzionare. »
   « Ci serve assistenza, non si può negarlo. Dobbiamo atterrare da qualche parte. » disse Mekx, in abiti civili e con i capelli in disordine, mentre fissava gli occhi del fratello sfidandolo apertamente. 
Infatti il silenzio cadde con tutto il suo peso nella stanza. Sapevano tutti che quello era un argomento tabù. I due si erano scontrati a riguardo innumerevoli volte. Mekx voleva atterrare per farsi aiutare con le riparazioni e Arden lo proibiva per paura di incappare in colonie Nebrikt o in mondi sotto il loro controllo o, peggio, umani.
Quando però, in quel momento, lui parlò e disse « Va bene. » tutti rimasero di sasso.
   « Ponk cerca pianeti abitati nelle vicinanze e controlla che non abbiano segni di contatto con i Nebrikt. » e l'alieno si allontanò all'istante.
   « Thella, procediamo con le riparazioni dei generatori » la pelle blu della ragazza baluginò nel momento in cui annuì.
Il capitano proseguì: « Dottor Juwok com'è la situazione con la paziente? »
Il dottore, un alieno dall'aspetto molto simile a quello umano ma avente spuntoni a cresta sul cranio, rispose: « Non buone purtroppo. Veda lei stesso. »
Dicendo così azionò dei comandi sulla superficie del tavolo e una proiezione 3D di una stanza ne apparve al suo centro.
In un angolo della stanza proiettata la femmina umana stava raggomitolata su se stessa cingendosi le ginocchia con le braccia. I suoi occhi persi nel vuoto non davano nessun segno che fosse in contatto con la realtà.

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