« Computer sbloccare porte stiva di carico, autorizzazione Arden quattro-beta-zero-nove. »
Un suono elettronico comunicò l'avvenuto sblocco e con un sibilo le porte si aprirono scomparendo nei muri ai lati.
Non appena il varco fu aperto un pugnò volò diretto al viso del capitano. Questo però era preparato e, una volta schivato, spinse l'aggressore sfruttando il suo slancio e facendolo capitombolare in terra.
I sistemi avevano infatti rilevato che Mekx aveva ripreso conoscenza durante uno degli scossoni causati dai Nebrikt. Avevano anche continuato ad esaminarlo arrivando alla conclusione che più rimaneva chiuso in stiva più i suoi livelli di testosterone e pressione arteriosa e il battito cardiaco aumentavano accompagnati da un'intensa attività dell'emisfero sinistro del cervello e che quindi, in poche parole, si stava infuriando.
Arden si era preparato all'evenienza di scontrarsi con la rabbia del fratello, che era genericamente buono e calmo, ma una belva incontrollabile da infuriato. Incontrollabile per gli altri, perché Arden era l'unico che riusciva a trattenerlo.
Questa volta era stanco e quindi intendeva sopraffarlo in fretta. Aveva con se un iniettore carico di tranquillante che avvicinò alla base del collo del fratello prima che potesse rialzarsi. Questi rimase a terra un paio di minuti dopo di che iniziò a fare leva con i gomiti e a rigirarsi per mettersi seduto con la schiena appoggiata alla parete del corridoio.
Non indossava più il casco, che era abbandonato in stiva, e la sua tuta presentava molte bruciature e strappi.
« Bel modo di ringraziarmi! » disse Mekx con rabbia anche se repressa dal farmaco.
« Ringraziarti di cosa? Di averci quasi fatto ammazzare? »
« No! Di averti portato una prova vivente che non siamo gli unici sopravvissuti! Immagino che i tuoi scanner abbiano rilevato chi ho portato con me. Nulla da dire? »
Ci fu un lungo silenzio. Arden aveva un mucchio di cose da dire, ma non riusciva a mettere insieme neanche una frase. Nel suo cuore aveva un turbinio di emozioni confuse che non lo aiutavano a fare chiarezza su come si sentisse a riguardo.
« Hai quasi compromesso la missione per salvare una persona non prevista dal piano. » fu l'unica cosa che riuscì a dire.
« Tu e il tuo prezioso piano! Ma ti rendi conto? Un altro essere umano! Non siamo soli! E' 12 anni che aspettiamo questo momen- »
« Quante volte te lo devo dire? Non siamo più sulla terra, qui gli anni non hanno senso. »
« Cinque cicli, va bene? Noi abbiamo l'esempio vivente che c'è ancora speranza e tu pensi alle unità di misura. Sei malato! »
Mekx non capiva suo fratello. Come poteva non vedere quello che aveva davanti agli occhi? Come faceva a focalizzarsi solo su cose futili?
Osservò dal basso della sua posizione il viso di Arden con molta attenzione. Anche se a una persona qualunque sarebbe potuto sembrare duro come la roccia e inespressivo Mekx riusciva a vederne scolpita la paura. I suoi occhi glielo stavano gridando.
« Tu... hai perso la speranza vero? Ti sei arreso. Hai gettato la spugna e, nonostante le promesse, non avresti più ripreso le ricerche degli altri sopravvissuti. E ora hai paura... »
« Non mi sono arreso! Non ho nessuna paura! »
L'effetto del tranquillante stava iniziando a lasciare il corpo di Mekx, che si sistemò in una posizione più comoda, per quello che il pavimento poteva offrire.
In quel momento arrivarono due medici di bordo che entrarono nella stiva per vedere lo stato della nuova arrivata. In più giunsero anche Thella e Ponk che si fermarono a distanza, per non intromettersi tra i fratelli.
Una piccola risata sarcastica uscì dalla bocca di Mekx.
« No, certo, nessuna resa. Nessuna paura. Peccato che stai negando l'evidenza. »
« Quale evidenza? »
« Questa nave!!! Questa pagliacciata! Questi inganni che tu chiami equipaggio, e il tuo fasullo titolo di capitano. Chi te l'ha assegnato? Qualche cadavere? » il tranquillante aveva ormai perso l'intero effetto e il ragazzo stava tremando dalla collera.
« L'equipaggio è una necessità, non ha nulla a che vedere con resa o paura. » anche Arden aveva perso la calma.
« Molto bene. Computer, disattivare equipaggio olografico. »
Improvvisamente tutte le persone che li circondavano svanirono come immagini di fumo colpite da una folata di vento improvvisa. L'unica persona rimasta a far loro compagnia era la ragazza ancora priva di sensi stesa nella stiva di carico.
« Siamo da soli in questo Spazio, Alder. Soli! Almeno fino a quando non troveremo altri come lei. » Mekx, in piedi e in procinto di andarsene, indicò la ragazza con una mano.
« Vediamo se senza il tuo equipaggio sei ancora così coraggioso. » disse mentre si voltava e prendeva la via per la sua cabina lasciando il capitano solo, senza un equipaggio e in compagnia di una ragazza che aveva paura a guardare.
Non indossava più il casco, che era abbandonato in stiva, e la sua tuta presentava molte bruciature e strappi.
« Bel modo di ringraziarmi! » disse Mekx con rabbia anche se repressa dal farmaco.
« Ringraziarti di cosa? Di averci quasi fatto ammazzare? »
« No! Di averti portato una prova vivente che non siamo gli unici sopravvissuti! Immagino che i tuoi scanner abbiano rilevato chi ho portato con me. Nulla da dire? »
Ci fu un lungo silenzio. Arden aveva un mucchio di cose da dire, ma non riusciva a mettere insieme neanche una frase. Nel suo cuore aveva un turbinio di emozioni confuse che non lo aiutavano a fare chiarezza su come si sentisse a riguardo.
« Hai quasi compromesso la missione per salvare una persona non prevista dal piano. » fu l'unica cosa che riuscì a dire.
« Tu e il tuo prezioso piano! Ma ti rendi conto? Un altro essere umano! Non siamo soli! E' 12 anni che aspettiamo questo momen- »
« Quante volte te lo devo dire? Non siamo più sulla terra, qui gli anni non hanno senso. »
« Cinque cicli, va bene? Noi abbiamo l'esempio vivente che c'è ancora speranza e tu pensi alle unità di misura. Sei malato! »
Mekx non capiva suo fratello. Come poteva non vedere quello che aveva davanti agli occhi? Come faceva a focalizzarsi solo su cose futili?
Osservò dal basso della sua posizione il viso di Arden con molta attenzione. Anche se a una persona qualunque sarebbe potuto sembrare duro come la roccia e inespressivo Mekx riusciva a vederne scolpita la paura. I suoi occhi glielo stavano gridando.
« Tu... hai perso la speranza vero? Ti sei arreso. Hai gettato la spugna e, nonostante le promesse, non avresti più ripreso le ricerche degli altri sopravvissuti. E ora hai paura... »
« Non mi sono arreso! Non ho nessuna paura! »
L'effetto del tranquillante stava iniziando a lasciare il corpo di Mekx, che si sistemò in una posizione più comoda, per quello che il pavimento poteva offrire.
In quel momento arrivarono due medici di bordo che entrarono nella stiva per vedere lo stato della nuova arrivata. In più giunsero anche Thella e Ponk che si fermarono a distanza, per non intromettersi tra i fratelli.
Una piccola risata sarcastica uscì dalla bocca di Mekx.
« No, certo, nessuna resa. Nessuna paura. Peccato che stai negando l'evidenza. »
« Quale evidenza? »
« Questa nave!!! Questa pagliacciata! Questi inganni che tu chiami equipaggio, e il tuo fasullo titolo di capitano. Chi te l'ha assegnato? Qualche cadavere? » il tranquillante aveva ormai perso l'intero effetto e il ragazzo stava tremando dalla collera.
« L'equipaggio è una necessità, non ha nulla a che vedere con resa o paura. » anche Arden aveva perso la calma.
« Molto bene. Computer, disattivare equipaggio olografico. »
Improvvisamente tutte le persone che li circondavano svanirono come immagini di fumo colpite da una folata di vento improvvisa. L'unica persona rimasta a far loro compagnia era la ragazza ancora priva di sensi stesa nella stiva di carico.
« Siamo da soli in questo Spazio, Alder. Soli! Almeno fino a quando non troveremo altri come lei. » Mekx, in piedi e in procinto di andarsene, indicò la ragazza con una mano.
« Vediamo se senza il tuo equipaggio sei ancora così coraggioso. » disse mentre si voltava e prendeva la via per la sua cabina lasciando il capitano solo, senza un equipaggio e in compagnia di una ragazza che aveva paura a guardare.
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