lunedì 30 settembre 2013

[ Space Quest 7 ] Soli nello Spazio 7

   « Computer sbloccare porte stiva di carico, autorizzazione Arden quattro-beta-zero-nove. »
Un suono elettronico comunicò l'avvenuto sblocco e con un sibilo le porte si aprirono scomparendo nei muri ai lati. 
Non appena il varco fu aperto un pugnò volò diretto al viso del capitano. Questo però era preparato e, una volta schivato, spinse l'aggressore sfruttando il suo slancio e facendolo capitombolare in terra.
I sistemi avevano infatti rilevato che Mekx aveva ripreso conoscenza durante uno degli scossoni causati dai Nebrikt. Avevano anche continuato ad esaminarlo arrivando alla conclusione che più rimaneva chiuso in stiva più i suoi livelli di testosterone e pressione arteriosa e il battito cardiaco aumentavano accompagnati da un'intensa attività dell'emisfero sinistro del cervello e che quindi, in poche parole, si stava infuriando. 
Arden si era preparato all'evenienza di scontrarsi con la rabbia del fratello, che era genericamente buono e calmo, ma una belva incontrollabile da infuriato. Incontrollabile per gli altri, perché Arden era l'unico che riusciva a trattenerlo.
Questa volta era stanco e quindi intendeva sopraffarlo in fretta. Aveva con se un iniettore carico di tranquillante che avvicinò alla base del collo del fratello prima che potesse rialzarsi. Questi rimase a terra un paio di minuti dopo di che iniziò a fare leva con i gomiti e a rigirarsi per mettersi seduto con la schiena appoggiata alla parete del corridoio.
Non indossava più il casco, che era abbandonato in stiva, e la sua tuta presentava molte bruciature e strappi.
   « Bel modo di ringraziarmi! » disse Mekx con rabbia anche se repressa dal farmaco.
   « Ringraziarti di cosa? Di averci quasi fatto ammazzare? »
   « No! Di averti portato una prova vivente che non siamo gli unici sopravvissuti! Immagino che i tuoi scanner abbiano rilevato chi ho portato con me. Nulla da dire? »
Ci fu un lungo silenzio. Arden aveva un mucchio di cose da dire, ma non riusciva a mettere insieme neanche una frase. Nel suo cuore aveva un turbinio di emozioni confuse che non lo aiutavano a fare chiarezza su come si sentisse a riguardo.
   « Hai quasi compromesso la missione per salvare una persona non prevista dal piano. » fu l'unica cosa che riuscì a dire.
   « Tu e il tuo prezioso piano! Ma ti rendi conto? Un altro essere umano! Non siamo soli! E' 12 anni che aspettiamo questo momen- »
   « Quante volte te lo devo dire? Non siamo più sulla terra, qui gli anni non hanno senso. »
   « Cinque cicli, va bene? Noi abbiamo l'esempio vivente che c'è ancora speranza e tu pensi alle unità di misura. Sei malato! »
Mekx non capiva suo fratello. Come poteva non vedere quello che aveva davanti agli occhi? Come faceva a focalizzarsi solo su cose futili?
Osservò dal basso della sua posizione il viso di Arden con molta attenzione. Anche se a una persona qualunque sarebbe potuto sembrare duro come la roccia e inespressivo Mekx riusciva a vederne scolpita la paura. I suoi occhi glielo stavano gridando.
   « Tu... hai perso la speranza vero? Ti sei arreso. Hai gettato la spugna e, nonostante le promesse, non avresti più ripreso le ricerche degli altri sopravvissuti. E ora hai paura... »
   « Non mi sono arreso! Non ho nessuna paura! »
L'effetto del tranquillante stava iniziando a lasciare il corpo di Mekx, che si sistemò in una posizione più comoda, per quello che il pavimento poteva offrire.
In quel momento arrivarono due medici di bordo che entrarono nella stiva per vedere lo stato della nuova arrivata. In più giunsero anche Thella e Ponk che si fermarono a distanza, per non intromettersi tra i fratelli.
Una piccola risata sarcastica uscì dalla bocca di Mekx.
   « No, certo, nessuna resa. Nessuna paura. Peccato che stai negando l'evidenza. »
   « Quale evidenza? »
   « Questa nave!!! Questa pagliacciata! Questi inganni che tu chiami equipaggio, e il tuo fasullo titolo di capitano. Chi te l'ha assegnato? Qualche cadavere? » il tranquillante aveva ormai perso l'intero effetto e il ragazzo stava tremando dalla collera.
   « L'equipaggio è una necessità, non ha nulla a che vedere con resa o paura. » anche Arden aveva perso la calma.
   « Molto bene. Computer, disattivare equipaggio olografico. »
Improvvisamente tutte le persone che li circondavano svanirono come immagini di fumo colpite da una folata di vento improvvisa. L'unica persona rimasta a far loro compagnia era la ragazza ancora priva di sensi stesa nella stiva di carico.
   « Siamo da soli in questo Spazio, Alder. Soli! Almeno fino a quando non troveremo altri come lei. » Mekx, in piedi e in procinto di andarsene, indicò la ragazza con una mano.
   « Vediamo se senza il tuo equipaggio sei ancora così coraggioso. » disse mentre si voltava e prendeva la via per la sua cabina lasciando il capitano solo, senza un equipaggio e in compagnia di una ragazza che aveva paura a guardare.

sabato 28 settembre 2013

[ Space Quest 6 ] Soli nello Spazio 6

Non vedeva un altro essere umano oltre al fratello da quando, in tutta fretta, aveva lasciato la Terra a bordo della Seeker. Aveva quasi perso la speranza di trovarne altri. Temeva fossero stati spazzati via tutti dai Nebrikt durante il loro attacco. Ora invece, a quanto pareva, ce n'era un altro nella stiva di carico. Una femmina a quanto dicevano i sistemi.
Sarebbe corso subito ad accertarsene personalmente se non fosse che la situazione, là fuori, stava peggiorando.
   « I nuovi arrivati hanno bisogno di cure mediche, Thella? »
   « I sistemi indicano che sono privi di sensi ma stabili. Non c'è pericolo. »
   « Allora daremo loro il benvenuto più tardi. Sigillate la stiva finché non ci saremo scollati da questa situazione. »
Era ormai un'ora che la nave non si muoveva più e, apparentemente, la causa era la nube che li aveva avvolti. Una nube impossibile in quanto il planetoide non aveva atmosfera.
   « Che cosa stiamo affrontando? Sembra sia un sistema di difesa della base, anche se nei nostri studi non era saltato fuori. Voglio una lettura di livello 10 della struttura di questa nube, Ponkyia. »
   « In corso, signore. » rispose il responsabile scientifico della plancia: un alieno robusto, con mascella squadrata e tempie belle larghe. Aveva una pelle rossastra e occhi grandi e gialli come quelli dei gatti. « La conformazione atomica è molto simile a quella di una nebulosa. Rilevo però anche un'alta percentuale di zarkyon. »
   « Zarkyon? In una nebulosa mi suona strano. Come è leg- »
Arden non fece a tempo a finire la frase che uno scossone fece tremare l'intero scafo della nave.
   « La nube sta penetrando in delle microfessure dello scafo. Sembra stiano cercando una via di entrata. »
Era chiaro che non c'era più tempo per la curiosità scientifica. Bisognava filarsela.
   « Se portassimo i motori al massimo riusciremmo a rompere la morsa che ci trattiene? »
Un'altra scossa.
   « Se ne avessimo l'energia riusciremmo solo a sovraccaricarli e a rischiare un'esplosione mortale. » fu Thella a rispondere.
Un'altra ancora.
   « Se invece liberassimo del ribillio facendolo esplodere, potremmo sfruttare l'onda d'urto? » chiese ancora il capitano.
   « Solo se sopravvivessimo all'incandescente nube di fuoco creata dall'incendiarsi della nebulosa. » rispose prontamente Ponkyia scambiando un'occhiata compiaciuta alla collega morinyana Thella.
Una scossa più forte.
   « Signore rilevo qualcosa. Ogni qual volta che riceviamo uno scossone rilevo una minima attività elettrica all'interno della nube. »
   « Che tipo di attività? »
   « Degli impulsi attraversano le particelle zarkyon come se fosse... come fossero sinapsi. »
   « Impulsi neuronali! Oddio... » un'illuminazione colse Arden alla sprovvista. « questo non è un sistema di difesa Nebrikt, questi sono i Nebrikt in persona.... o in nube.... qualsiasi cosa siano! »
   « Siamo spacciati signore? »
Arden rimase in silenzio per un attimo, pensoso.
   « No. Siamo fortunati. I nostri nemici ci stanno sottovalutando. Sapete cosa si faceva molti anni fa sulla Terra per scombussolare un sistema neuronale come il cervello umano? »
   « Non ne ho mai sentito parlare, capitano. » rispose Thella.
   « Si chiamava elettroshock. Signori, utilizzare tutta l'energia disponibile per elettrificare lo scafo. Facciamogli vedere cosa vuol dire prendere la scossa! »

martedì 24 settembre 2013

[ Space Quest 5 ] Soli nello Spazio 5

Non più disturbati dagli attacchi del nemico, la Seeker si avvicinava alla superficie del planetoide senza essere vista.
Erano riusciti finalmente comunicare con Mekx che, senza dilungarsi troppo, gli aveva dato le coordinate del randez vous e gli aveva detto di tenere pronto un raggio traente.
Arden era furioso. Al momento l'unica motivazione che lo spingeva a recuperare il fratello era quella di poterlo strozzare con le sue mani. Immaginava già i suoi occhi strabuzzati e il suo disperato tentativo di liberarsi dalla morsa.
   « Siamo alle coordinate » disse il navigatore.
   « Datemi una visuale della superficie »
Uno schermo si illuminò davanti a tutte le consolle. Mostrava un paesaggio roccioso e molto dissestato. Poteva quasi sembrare la Luna terrestre se non fosse per piccoli dettagli, come ad esempio la conformazione e il colore della roccia.
Esattamente alle coordinate comunicate da Mekx si vedeva una grande cupola di artiglass. Arden la conosceva bene. L'aveva studiata a lungo durante la preparazione del piano per appropriarsi del modulo di teletrasporto dei Nebrikt.
   « Pronti con il raggio tranente » comandò.
L'attesa si fece snervante. I minuti passarono lenti senza che nulla accadesse. Il capitano iniziò a temere per il peggio quando qualcosa attirò la sua attenzione: l'immagine della superficie che il monitor proiettava iniziava a sfocarsi e diventava difficile distinguere i contorni.
   « Voglio un'analisi di primo grado dei sensori esterni. »
   « Signore, non rilevo anomalie, i sensori sono perfettamente funzionanti. »
   « E allora cosa sta disturbando le nostre immagini? »
   « Sembra sia una nube di qualche tipo. » rispose Thella, la responsabile delle operazioni dalla pelle blu.
   « Come possono esserci delle nubi se non c'è atmosfera, me lo spiega? »
La sala si ammutolì. Erano ovviamente tutti d'accordo col capitano e non riuscivano a spiegarsi nemmeno loro il fenomeno a cui stavano assistendo.
Improvvisamente la nave venne scossa da una vibrazione. I sistemi rilevavano un'esplosione avvenuta sulla superficie: la cupola era in frantumi.
   « I dati sono confusi signore ma ho dei segni vitali che schizzano fuori dalla base Nebrikt. »
Arden capì allora qual era il piano del fratello. Distruggendo la cupola avrebbe sfruttato lo sbalzo che ne sarebbe conseguito per gettarsi nello spazio aperto e con un raggio traente sarebbe stato possibile recuperarlo. Era una fortuna che i due potessero capirsi così a fondo con così poche parole.
   « Attivare raggio traente e aprire portello della stiva di carico. »
In pochi attimi il portellone fu chiuso e il raggio traente spento. Il recupero era terminato con successo.
   « Signore, ho dei dati strani sulla stiva di carico. »
   « Mio fratello è sempre stato strano, è normale. »
   « No signore, è qualcos'altro. I segni vitali all'interno della stanza appartengono a due umanoidi. Per la precisione sono due esseri umani. »
Ancora una volta il silenzio gravò sul ponte di comando. Le nocche di Arden erano sbiancate a causa della forza con cui stava stringendo la ringhiera di una delle rampe che portavano alle console e la sua faccia era stata impossessata dal terrore.

lunedì 23 settembre 2013

[ Space Quest 4 ] Soli nello Spazio 4

   « Signore non abbiamo abbastanza energia per un altro teletrasporto. »
   « Allora dovremo andare a recuperarlo sulla superficie, oppure lasciarlo lì a morire, che ne dite? »
Nessuno in plancia rispose per paura di dare la risposta sbagliata e il Capitano lasciò passare. 
   « Come andiamo con le comunicazioni? »
Andavano male. Non si riusciva ad agganciare la tuta di Mekx; ogni messaggio inviato non aveva avuto risposta. 
   « Signore abbiamo tre navi a ore sei. Non riesco ad effettuare nessun tipo di analisi. »
   « Sappiamo almeno se hanno dato energia alle armi? »
In quel momento una violenta scossa si propagò per tutta la nave mettendo a serio rischio l'equilibrio dell'equipaggio. 
   « Gli hanno dato energia, Signore. »
   « Navigatore, portaci via di qua prima che espella Mr Simpatia come diversivo. »
Un altro colpo scuoté la nave. 
   « Deflettori fuori uso »
  « Mi stanno proprio tentando. Rotta per la superficie, navigatore e fai la strada più tortuosa che riesci a inventarti »
Il navigatore, un piccolo alieno dalla pelle verde-marrone, diede energia ai motori lanciandosi in elaborate acrobazie. I nemici però sembravano stargli attaccato come colla. 
   « Come fanno a tallonarci così? » si interrogò, esasperato, il capitano Arden.
   « Non saprei signore. Non... »
   « ... hai rilevamenti sui loro sistemi. Ho capito la solfa. »
Un altro colpo li prese in pieno e la plancia divenne un albero di natale dalle mille luci lampeggianti. L'allarme rosso risuonava frastornante negli speaker di tutta la nave. Urgeva un piano B, e forse Arden ne aveva uno.
   « Sala Macchine, come siamo messi con le riparazioni del sistema camaleonte? »
   « Operativo al 90%,  Signore. Ne sconsiglio l'uso, ad ogni modo, prima che sia terminata completamente. »
   « Thella, attiva il sistema di occultamento. »
La donna dalle scaglie blu si mise all'opera sulla consolle di comando.
  « Signore in questo modo potrebbe danneggiarlo in modo permanente e resteremmo senza. » ribatté la voce proveniente dalla Sala Macchine.
   « In effetti una nave spia senza sistema di occultamento non avrebbe senso. »
   « Esattamente signore »
   « Attivare in ogni caso. Non abbiamo scelta. »

lunedì 16 settembre 2013

[Space Quest 3] Soli nello Spazio 3

Bidone Spaziale, Discarica Fluttuante, Ammasso di Rottami. Erano tutti nomi con cui la povera Seeker veniva appellata dal suo equipaggio. 
La Seeker era un prototipo mai finito di nave spia super tecnologica. La Democrazia Galattica Umana era alle sue prime fasi sperimentali quando arrivò l'invasione del popolo Nebrikt che li costrinse ad abbandonarne lo sviluppo e il miglioramento per concentrarsi sulla battaglia del momento.
Nonostante fosse incompleta quello fu il periodo più sereno per la nave, infatti, negli anni a seguire la sua vita divenne un costante ciclo di danno e rattoppo. 
Il suo equipaggio non aveva più fissa dimora e la utilizzava come casa, e soprattutto non aveva i mezzi per prendersi cura di lei con la dovuta attenzione. 
Era da molto tempo che i suoi sistemi non venivano messi a dura prova, ma quel periodo felice era giunto al termine.
Un esplosione di scintille illuminò la plancia di comando e la persona che gli si trovava più vicina venne sbalzata all'indietro.
   « Capitano, l'energia ausiliaria è tutta concentrata sul teletrasporto. E questo alla nave non è piaciuto. » disse la donna rialzandosi a fatica.
   « Molto bene. Yakip riportameli su! » 
Il capitano era un umano alto, con larghe spalle e mascella squadrata. Portava i capelli lunghi solo dal lato sinistro e poteva incenerire chiunque con il solo sguardo dei suoi occhi violacei.
La donna addetta ai sistemi era di una razza diversa, aveva la pelle a scaglie blu con riflessi perlacei e il suo cranio presentava piccole escrescenze ossee posizionate a mo' di corona.
La voce di Yakip si sentì abbastanza chiara dal comunicatore di broadcast della nave e diceva che aveva dato il comando di risalita per i membri del gruppo sul pianeta.
   « Fammi rapporto appena li abbiamo a bordo. » comandò il capitano. « Ormai i Nebrikt si staranno preparando a incenerirci. »
   « Capitano ho qui i membri della spedizione con il modulo di teletrasporto rubato... » si sentì dall'interfono.
   « Perfetto, navigatore impostare rotta di fuga e- »
   « ... ma c'è un problema, signore. » proseguì Yakip.
   « Di che si tratta? » domandò preoccupato il capitano.
   « Suo fratello non è tra loro. »

domenica 15 settembre 2013

[Space Quest 2] Soli nello spazio 2

Il primo culo spaccato da Mekx era quello della guardia più vicina. Dopo essere schizzato fuori dal suo nascondiglio con una capriola estrasse il raydart dalla cintura e fece fuoco. Purtroppo però la tuta dell'avversario aveva un deflettore che fece rimbalzare il colpo.
Il contrattacco del nemico fu repentino e sorprendente. Mekx non aveva mai visto una tecnologia così avanzata: una canalina sulla tuta del soldato si illuminò e dopo qualche attimo un raggio di luce partì da un punto che di quella linea in prossimità della coscia.
Mekx schivò all'ultimo secondo e alzandosi si precipitò sul nemico. Abbracciando la vecchia arte del combattimento corpo a corpo attanagliò l'avversario in una morsa bloccante. Notò però una delle strisce della tuta che stava iniziando ad energizzarsi. Prontamente estrasse il pugnale dal fodero posto sulla coscia e lo conficcò in un punto della tuta del soldato che sembrava il centro nevralgico dei suoi sistemi. Diede poi energia alla lama.
Evidentemente ci azzeccò, poiché la striscia si spense e il nemico iniziò ad avere le convulsioni rovinando al suolo.
Si guardò attorno in cerca della seconda guardia che aveva scorto prima. Non la vide finché non sentì un tonfo alle sue spalle e la trovò distesa per terra senza sensi.
Si abbassò e con una mano girò la testa al corpo inerme. Pigiò un pulsante e la visiera oscurata tornò trasparente. Come al solito la vista di quelle creature gli metteva i brividi e gli dava un senso di impotenza.
Quella era la prima volta che riuscivano a metterne K.O. qualcuna, ma per riuscirci avevano studiato il piano  nei minimi dettagli per degli interi cicli.
Ancora non si capacitava come quel gas violaceo e brillante potesse occupare e comandare una tuta bipede. Ripensò alla frase che gli disse suo fratello tempo fa: « Usano astronavi per volare e indossano tute per camminare, proprio come noi. Questo vuol dire che anche loro devono adattarsi e che non sono degli dei imbattibili. »
Un secondo tonfo lo riportò alla realtà: era Rakor, il suo compagno per la missione.
   « Forza, andiamo a prenderci quello per cui abbiamo sudato tanto. »

giovedì 12 settembre 2013

[Space Quest 1] Soli nello spazio 1

Non era la notte quella visibile dalla cupola di artiglass sopra la testa di Mekx. Era il cielo visibile per tutte le 43,78 ore che il pianeta impiegava a compiere il giro attorno al suo sole. L'assenza di atmosfera giocava a favore del ragazzo che, trattenendo il respiro, si riparava dalla vista di chiunque abitasse quello stabilimento di massima sicurezza. 
Privandosi del riparo fornito dalla cassa dietro cui stava poté sporgersi e vedere cosa si frapponeva tra lui e il suo obiettivo: un paio di guardie apparentemente disarmate gironzolavano per la stanza aggirando il materiale sparso al suo interno mentre innumerevoli semi-globi rossi aderivano alle pareti come occhi in attesa di scorgere una preda. 
Mekx sarebbe stata proprio quella preda se avesse fatto un solo passo falso. Sperava con tutto se stesso che i suoi compagni avessero portato a termine i loro compiti in quanto il tempo stava per scadere.
Sul suo polso presero a lampeggiare delle luci. Il comunicatore della tuta stava segnalando l'inizio della fase finale dell'operazione.
Era ora di uscire allo scoperto e spaccare qualche culo.