Il primo culo spaccato da Mekx era quello della guardia più vicina. Dopo essere schizzato fuori dal suo nascondiglio con una capriola estrasse il raydart dalla cintura e fece fuoco. Purtroppo però la tuta dell'avversario aveva un deflettore che fece rimbalzare il colpo.
Il contrattacco del nemico fu repentino e sorprendente. Mekx non aveva mai visto una tecnologia così avanzata: una canalina sulla tuta del soldato si illuminò e dopo qualche attimo un raggio di luce partì da un punto che di quella linea in prossimità della coscia.
Mekx schivò all'ultimo secondo e alzandosi si precipitò sul nemico. Abbracciando la vecchia arte del combattimento corpo a corpo attanagliò l'avversario in una morsa bloccante. Notò però una delle strisce della tuta che stava iniziando ad energizzarsi. Prontamente estrasse il pugnale dal fodero posto sulla coscia e lo conficcò in un punto della tuta del soldato che sembrava il centro nevralgico dei suoi sistemi. Diede poi energia alla lama.
Evidentemente ci azzeccò, poiché la striscia si spense e il nemico iniziò ad avere le convulsioni rovinando al suolo.
Si guardò attorno in cerca della seconda guardia che aveva scorto prima. Non la vide finché non sentì un tonfo alle sue spalle e la trovò distesa per terra senza sensi.
Si abbassò e con una mano girò la testa al corpo inerme. Pigiò un pulsante e la visiera oscurata tornò trasparente. Come al solito la vista di quelle creature gli metteva i brividi e gli dava un senso di impotenza.
Quella era la prima volta che riuscivano a metterne K.O. qualcuna, ma per riuscirci avevano studiato il piano nei minimi dettagli per degli interi cicli.
Ancora non si capacitava come quel gas violaceo e brillante potesse occupare e comandare una tuta bipede. Ripensò alla frase che gli disse suo fratello tempo fa: « Usano astronavi per volare e indossano tute per camminare, proprio come noi. Questo vuol dire che anche loro devono adattarsi e che non sono degli dei imbattibili. »
Un secondo tonfo lo riportò alla realtà: era Rakor, il suo compagno per la missione.
« Forza, andiamo a prenderci quello per cui abbiamo sudato tanto. »
Si guardò attorno in cerca della seconda guardia che aveva scorto prima. Non la vide finché non sentì un tonfo alle sue spalle e la trovò distesa per terra senza sensi.
Si abbassò e con una mano girò la testa al corpo inerme. Pigiò un pulsante e la visiera oscurata tornò trasparente. Come al solito la vista di quelle creature gli metteva i brividi e gli dava un senso di impotenza.
Quella era la prima volta che riuscivano a metterne K.O. qualcuna, ma per riuscirci avevano studiato il piano nei minimi dettagli per degli interi cicli.
Ancora non si capacitava come quel gas violaceo e brillante potesse occupare e comandare una tuta bipede. Ripensò alla frase che gli disse suo fratello tempo fa: « Usano astronavi per volare e indossano tute per camminare, proprio come noi. Questo vuol dire che anche loro devono adattarsi e che non sono degli dei imbattibili. »
Un secondo tonfo lo riportò alla realtà: era Rakor, il suo compagno per la missione.
« Forza, andiamo a prenderci quello per cui abbiamo sudato tanto. »
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